Quali differenze ci sono tra cecità e ipovisione?
Per capire come vengono classificate cecità e ipovisione secondo la legge italiana è importante tenere presente che la capacità visiva è il risultato dell’interazione di diverse strutture – l’occhio, il sistema nervoso centrale e il sistema nervoso periferico – e di una serie di funzioni che si integrano fra loro:
- acutezza visiva o visione centrale
- sensibilità al contrasto
- campo visivo o visione periferica
- senso cromatico
- senso luminoso
- binocularità o stereopsi
Secondo la legge n. 138 del 3 aprile 2001 la disabilità visiva viene classificata esclusivamente sui parametri di acutezza visiva e campo visivo. L’acutezza visiva è la capacità di riconoscere un oggetto nei suoi dettagli e dipende dalla sensibilità foveale, ovvero la zona centrale della retina. Il campo visivo, invece, è la capacità di percepire gli oggetti presenti all’interno di una determinata area mantenendo lo sguardo in posizione primaria.
In questo articolo abbiamo riassunto tutti i riferimenti normativi, mentre nella tabella c’è un rapido riepilogo della classificazione di cecità e ipovisione così come stabilita dalla legge n. 138/2001.
L’ipovisione rappresenta una minorazione bilaterale – irreversibile e più o meno rilevante – della funzione visiva non correggibile con occhiali convenzionali.
Può comprendere sia una componente centrale che deriva dalla riduzione dell’acutezza visiva che una componente periferica che è espressione del danno del campo visivo. La prima compromette prevalentemente le attività da vicino (lettura del giornale, scrittura, uso del computer), mentre la seconda rende difficoltosi la mobilità e l’orientamento autonomi.
È importante sfatare il luogo comune che associa l’idea della disabilità visiva al buio totale. Ci sono disabili visivi che non hanno alcuna percezione della luce, ma molti hanno una vista ridotta o alterata, ad esempio con la percezione di luci e ombre o con un campo visivo ridotto. Tutti, in ogni caso, con gli strumenti adatti possono raggiungere abilità comuni e grande autonomia, nella vita come nel lavoro.
Le persone completamente non vedenti o quelle che hanno la sola percezione di luci e ombre o di movimenti delle dita – che secondo la legge rientrano nella categoria di ciechi totali o parziali – per le attività di lettura e scrittura si affidano principalmente alle tecnologie informatiche. I testi in formato elettronico vengono letti ed elaborati su computer, tablet e smartphone, attraverso appositi software di sintesi vocali, spesso già incorporati nei dispositivi stessi.
Corsi di mobilità e orientamento li rendono autonomi negli spostamenti sul territorio, con l’ausilio del bastone bianco o del cane guida. Inoltre, oggi le persone non vedenti possono riporre ulteriori speranze di sempre maggior autonomia nell’innovazione tecnologica e nei suoi rapidi sviluppi.
Le persone che hanno un piccolissimo residuo di vista – che secondo la legge rientrano nella categoria di ipovedenti gravi o medio-gravi – possono accedere alla lettura e scrittura anche su carta, avvalendosi di alcuni ausili ottici (occhiali speciali, lenti o video ingranditori sia portatili che da tavolo).
Infine, le persone con ipovisione lieve necessitano soltanto di ingrandire leggermente stampe o fotocopie da leggere e al computer tendenzialmente utilizzano un carattere ingrandito. Possono però trovare una barriera in testi su sfondi non uniformi o in una illuminazione dell’ambiente poco adeguata. In generale hanno una buona autonomia nel muoversi in città, senza necessità di particolari ausili.