Il 2020 è stato l’anno in cui tutti gli studenti, di ogni ordine e grado, hanno necessariamente dovuto sperimentare l’utilizzo dei dispositivi informatici come principale supporto scolastico. Per molti bambini e ragazzi con disabilità visiva – cecità, ipovisione grave ma anche lieve – già a partire dagli otto anni l’uso del computer come strumento dispensativo – compensativo a scuola era già una realtà.
Nel caso di bambini non vedenti o con ipovisione grave appare evidente il vantaggio di utilizzare un computer a scuola e a casa per studiare, ma perché si ritiene interessante proporlo anche a bambini e ragazzi con forme di ipovisione lieve?
L’elenco delle motivazioni sarebbe lunghissimo, possiamo provare a riassumere i punti più interessanti:
- personalizzazione semplice dello strumento, sia in termini di impostazioni che di app;
- gestione del materiale didattico semplificata;
- evita la rilettura di grafie di faticosa interpretazione e non presenta fastidiose cancellature;
- minor peso dello zaino.
Proporre a un ragazzo il computer come mezzo per fare i compiti e studiare è un bel momento: solitamente sono tutti entusiasti! È importante sfruttare questo slancio per iniziare prontamente il training delle tecnologie assistive: bisogna imparare a usare il computer nel modo giusto per far sì che faciliti davvero l’apprendimento e non diventi invece un ostacolo.
Partiamo dalle basi, le primissime cose da fare sono:
- identificare le impostazioni per rendere accessibile lo strumento;
- individuare i programmi idonei per consultare i materiali didattici.
Fin qui tutto bene, di solito ogni novità – app o programma che sia – incuriosisce il bambino. Ma è importante impostare da subito l’attività al computer nel modo giusto, così che non diventi uno sforzo ulteriore per la vista ma uno strumento efficace.
L’importanza del training sulle tecnologie assistive
Ci vogliono impegno e costanza per portare a termine il resto del percorso. A tratti può risultare faticoso per i bambini cercare di sviluppare nuove competenze ed esercitarsi quotidianamente, ma è fondamentale per riuscire a utilizzare il computer come mezzo di inclusione che faciliti il percorso scolastico, senza rallentarlo e senza sforzare il proprio residuo visivo.
Può sembrare un paradosso, ma spesso il training relativo alle tecnologie assistive è più semplice quando si ha davanti un deficit visivo grave rispetto a chi possiede un discreto residuo visivo. Il motivo? Un non vedente non può utilizzare strategie visive compensative per approcciare lo strumento informatico, dunque si deve affidare totalmente alle tecniche proposte dal riabilitatore.
La sfida più ardua? Spronare chi possiede un discreto residuo visivo a imparare la metodologia. Spesso i ragazzi e i bambini con forme di ipovisione lieve non ritengono importanti le strategie suggerite per studiare o fare i compiti davanti al computer. Questo perché avvicinandosi allo schermo o mettendo in atto una serie di movimenti oculari o del capo giungono all’obiettivo richiesto senza dover acquisire nuove competenze.
I bambini e i ragazzi inquadrati come ipovedenti lievi (o vista fragile) possono utilizzare anche carta, penna e materiali didattici cartacei, eppure si preferisce introdurre il computer per sgravarli da uno sforzo eccessivo. È fondamentale però che l’utilizzo del computer sia accompagnato dal training con un esperto di riabilitazione informatica, in modo che l’uso del computer non incrementi lo stress a carico della vista.
Spesso per mantenere l’entusiasmo basta mettere in risalto le competenze informatiche acquisite dai bambini: sia a casa che a scuola dare il giusto peso alle abilità e ai miglioramenti aiuterà i ragazzi a continuare ad esercitarsi con costanza.
Perché imparare la tecnica della dattilografia a dieci dita
Durante il training relativo all’utilizzo del computer i due grandi argomenti che si affrontano sono:
- comandi rapidi da tastiera;
- tecnica della dattilografia a dieci dita.
A parte per gli amanti del mouse, solitamente apprendere i comandi rapidi trasmette ai piccoli utenti molta soddisfazione. Le resistenze più coriacee si manifestano durante l’apprendimento della dattilografia.
Scrivere al computer tenendo tutte e dieci le dita sulla tastiera significa memorizzare mentalmente e motoriamente la posizione dei tasti. Questo ci permette di incrementare la velocità di scrittura e di ridurre l’errore di battitura, tenendo lo sguardo fisso sullo schermo.
Nello specifico, per un disabile visivo passare spesso dalla posizione primaria – occhi dritti verso lo schermo – all’abbassamento dei globi oculari verso la tastiera comporta un costante tentativo di ricerca del punto di fissazione migliore per focalizzare ciò che desideriamo osservare, associata inoltre alla localizzazione visiva del tasto corretto da premere. Si tratta di uno sforzo continuo a carico del sistema visivo che può rendere più complicato l’uso del computer per chi già ha problemi di vista.
Questo modo di utilizzare la tastiera penalizza tutti quei ragazzi che pur avendo un discreto visus compiono movimenti compensatori del capo anziché spostare gli occhi, oppure i soggetti affetti da nistagmo congenito con o senza posizione di blocco. In questi casi se non si padroneggia la tecnica della dattilografia a dieci dita è pressoché impossibile mantenere una posizione corretta del capo, delle spalle e della schiena: oltre allo stress a carico del sistema visivo, anche la postura andrà a risentirne.
Inizialmente la metodologia proposta nelle sedute di riabilitazione informatica potrà sembrare rigida e laboriosa, ma tranquilli: con un po’ di costanza e il giusto esercizio i risultati non tarderanno ad arrivare e studiare al computer si rivelerà la scelta migliore anche nei casi di ipovisione lieve!