Quasi sempre, il gioco inizia con uno scambio di sguardi tra il bambino e il suo caregiver. Questo vale anche nel caso dei bambini ipovedenti ed è fondamentale stimolare e sostenere il gioco in tutti i suoi aspetti, creando un ambiente favorevole anche quando ci sono delle difficoltà e delle sfide da affrontare.
D’altra parte, il detto dice che quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare: non bisogna darsi per vinti, ma lottare per superare gli ostacoli quotidiani e considerare le sfide come stimoli per crescere. Il gioco è fondamentale per la crescita dei nostri bambini e per capire come stimolare al meglio i progressi in caso di disabilità visiva è importante innanzitutto sapere quali sono le principali tappe dello sviluppo visivo, per capire come vede e cosa può fare un neonato nei primi due anni di vita:
- 0-1 mese – il bambino presta attenzione alla luce; c’è una limitata capacità di fissare la sfera visiva di circa 20-25 cm;
- 1-2 mesi – segue oggetti e luci in movimento; attento a stimoli nuovi e complessi, distingue meglio il bianco e nero e gli alti contrasti;
- 2-3 mesi – maturano le facoltà di convergenza, fissazione e focalizzazione;
- 3-4 mesi – si sviluppano i movimenti oculari lineari, aumenta la capacità visiva; il bimbo osserva le sue mani e manipola gli oggetti, inizia a distinguere il rosso e il giallo;
- 4-5 mesi – sposta lo sguardo dagli oggetti e dai volti, inizia a riconosce visi e oggetti familiari;
- 5-6 mesi – il bambino raggiunge e afferra gli oggetti, sviluppa completamente il senso della profondità, mette a fuoco le immagini fino a qualche metro di distanza e distingue i colori rosso, verde e blu;
- 6-8 mesi – i movimenti oculari sono completi e coordinati, il bimbo sposta lo sguardo da un oggetto all’altro;
- 11-18 mesi – in questa fase tutte le funzioni visive giungono a maturazione;
- 18-24 mesi – il bambino appaia oggetti, imita azioni, migliora l’acutezza visiva e si amplia il campo visivo.
Le tappe dello sviluppo visivo dimostrano che qualsiasi bambino è attratto, per ogni periodo della crescita, da particolari stimoli visivi. Questo concetto è valido sia per i bambini vedenti sia per i bambini con disabilità visiva: la differenza risiede nei tempi in cui le fasi dello sviluppo vengono raggiunte. Nei bambini ipovedenti e non vedenti le tempistiche sono dilatate e alcune tappe non verranno mai raggiunte a causa delle compromissioni globali.
Per tutti i bambini, alla nascita la sfera visiva è ridotta, i colori sono poco definiti fino ai sei mesi di età, il contrasto è ridotto e il bimbo vede a fatica solo i contorni del volto e non i dettagli: sarà quindi necessario utilizzare giochi adatti alle varie fasi di sviluppo. Quando il bambino ha una disabilità visiva è ancora più importante sapere quali aspetti considerare nella scelta di attività, oggetti e giochi, per facilitare il più possibile l’interazione, i legami con l’esterno e il raggiungimento delle tappe successive nello sviluppo visivo.
Ecco quindi che andiamo a dare alcune indicazioni generali sulle caratteristiche che devono avere oggetti, giochi e attività per bambini ipovedenti.
L’importanza del contrasto per i bambini ipovedenti
Per un bambino con disabilità visiva è importante avere a che fare da subito con oggetti ben contrastati: preferibilmente un contrasto bianco e nero, ma sono validi anche contrasti cromatici come rosso e nero, oppure rosso e verde o rosso e bianco.
Per esempio si può preparare un paracolpi a bande verticali bianche e nere per rivestire l’interno della culla o del lettino. Si consiglia anche di creare uno spazio dedicato al bimbo utilizzando un tappeto o dei cuscini a bande bianche e nere di diversa frequenza, con disegni rotondi o a scacchi.
Anche sulla scelta delle stoviglie si possono fare piccole modifiche per facilitare il riconoscimento e la coordinazione oculo-manuale del nostro bimbo ipovedente: ad esempio, durante il momento del pasto si consiglia l’uso di un piattino colorato con cucchiaino di un altro colore, oppure di applicare sul biberon alcune righe di scotch nero per aumentare il contrasto.
Giocare con la luce
La luminosità è un elemento fondamentale quando vogliamo individuare dei giochi stimolanti per bambini ipovedenti. La luce presente nei giochi può essere di diversi tipi:
- luce che aumenta gradualmente di intensità;
- luce fissa;
- luce che presenta diversi colori.
È importante che la luce non abbagli il bimbo e non deve essere sfarfallante per non scatenare reazioni neurologiche (crisi epilettiche), tenendo conto che il sistema nervoso è in via di maturazione per cui particolarmente vulnerabile ai forti stimoli luminosi.
Nel caso di bimbi gravemente ipovedenti, proponiamo ai membri della famiglia di illuminarsi il volto – senza abbagliarsi – in un ambiente con luce soffusa, per dedicare al bimbo un po’ di tempo per imparare a guardare e conoscere chi lo sta accudendo. Anche al momento del bagnetto – se il bimbo apprezza l’ambiente acquatico – si possono presentare giochi luminosi galleggianti. Utili e molto gradite ai bimbi sono anche le luci usate per addobbare l’albero di Natale.
Tatto e udito nei giochi per bambini ipovedenti
Attraverso il tatto passano molte informazioni rispetto all’oggetto che il bambino ha di fronte (caldo/freddo, morbido/duro, liscio/ruvido e via dicendo). I giochi tattili che più vanno a stimolare i bambini ipovedenti devono avere due caratteristiche fondamentali:
- devono usare forme facilmente identificabili al tatto;
- devono presentare una combinazione di materiali diversi, per di rendere l’esperienza sensoriale il più ricca possibile.
Anche i giochi sonori rivestono un ruolo importante, perché permettono al canale uditivo di integrare le immagini: il bimbo orienta lo sguardo verso la fonte sonora, in questo modo l’attenzione e l’interesse per il gioco si ravvivano e l’attività è più partecipata. Una proposta che stimola tatto, udito e vista è sicuramente rappresentata da carte riflettenti: basta pensare alla carta che riveste l’uovo di Pasqua e alle mille attività che si possono realizzare con un oggetto così semplice!
Non bisogna però eccedere con la proposta di gioco: il bimbo non va sommerso di stimoli differenti, i giochi vanno presentati uno alla volta per dedicare del tempo all’esplorazione e alla conoscenza.
La postura e la forma dei giochi
Da tenere in considerazione è la postura con cui si gioca: una posizione confortevole per il neonato può essere, per esempio, tra le braccia della mamma o avvolto nel cuscino incavo per allattamento. Se il bambino presenta pluridisabilità è meglio che ci sia maggior sostegno, e se ha movimenti distonici e involontari degli arti questi devono essere appoggiati o sorretti da piani appositi. In questo modo il bambino si sentirà sicuro e giocherà più volentieri.
Per facilitare l’attività dei bambini – che siano ipovedenti o con forme di disabilità più complesse – è bene utilizzare giochi con una prensione facilitata – anelli, ciondoli, anche le mollette del bucato se colorate – o giochi con ventose che si bloccano sul piano di lavoro. In questo modo il bambino riesce ad afferrarli senza fatica e individuarne la posizione senza frustrazione.
Tablet e app per stimolare lo sviluppo visivo
Il gioco può avvenire anche utilizzando strumenti moderni come il tablet: basta selezionare app mirate, che rispondano ai principi di contrasto, luminosità e suono di cui abbiamo parlato e che abbiano come obiettivo il miglioramento di capacità oculo-motorie, di inseguimento, fissazione e coordinazione oculo-manuale.
Uno strumento per individuare applicazioni adatte a questi scopi è il portale Sharehab: tramite la funzione di ricerca avanzata è possibile selezionare le applicazioni in base alla fascia d’età, alla gravità della disabilità visiva e alle abilità dell’utilizzatore.
Ovviamente in questo contesto è fondamentale non eccedere nei tempi di somministrazione: è importante mantenere e stimolare la relazione tra il bambino e il gioco o tra il bambino e il caregiver.
Dal punto di vista visivo, tutte queste indicazioni e questi accorgimenti fanno sì che il bambino con disabilità visiva sia facilitato nel riconoscimento degli oggetti con cui interagisce. Di conseguenza sarà più coinvolto nel gioco, aumenteranno i tempi di attenzione sull’attività che sta svolgendo e migliorerà la relazione con il caregiver. Le reazioni che possiamo aspettarci sono di aggancio visivo, inseguimento visivo, mimica facciale come il sorriso e – quando i bambini sono più grandi – anche tentativo di raggiungere gli oggetti o il caregiver con manine o un’espressione vocale.
I bambini ipovedenti non hanno bisogno di tanti giochi; hanno bisogno che giochi e attività siano strutturati al meglio, per far sì che il loro sviluppo sia il più possibile simile a quello dei coetanei normovedenti, attraverso esperienze riadattate e facilmente reperibili.